giovedì 3 dicembre 2015

Nocività nel Web


Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, quando nel mondo anglosassone vennero pubblicate le linee guida sul contenuto di grassi nei cibi, il “grasso” divenne la radice di ogni male. Ma ora la ricerca di un’università scozzese (per la firma Zoë Harcombe, esperta di obesità presso l’University of the West of Scotland) complica la questione, sostenendo che quelle linee guida non avrebbero dovuto essere pubblicate in quei termini a causa di mancanza di prove scientifiche sufficienti. Resta valida, nota la Bbc, comunque la raccomandazione di mantenere il consumo di grassi entro un limite massimo del 30% dell’apporto energetico e in particolare di non superare il 10% in grassi saturi.
Le linee guida sui grassi vennero introdotte negli Usa e nel Regno Unito – rispettivamente nel 1977 e nel 1983 – con l’obiettivo di ridurre i problemi coronarici tramite la riduzione nell’assunzione di grassi. Secondo lo studio, tuttavia, le “linee guida” furono decise pur in mancanza della necessaria procedura di controllo randomizzato (randomised controlled trial – RCT) con la conseguenza che queste “raccomandazioni”, rivolte a 267 milioni di persone, furono adottate a partire da i risultati ottenuti su un ristretto campione di 2467 individui maschi, quelli su cui venne originariamente condotto lo studio.





I pericoli indotti dall'eccesso di carne rossa nella dieta sono direttamente proporzionali all'abuso del suo consumo. Una frequenza di due o tre porzioni di carne la settimana non dovrebbe contribuire alla patogenesi di alcuna malattia, fermo restando che l'intero regine dietetico sia equilibrato ed i metodi di cottura idonei.
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/carne-rossa.html

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