Dove la terra accoglie l'oceano riscaldato
dal sole che vi si leva, nell'alba del terrore
sassi furono due città e popoli in un sol tempo
svaniti, allorché le molteplici lingue vibrarono
dalla chioma giallo- nera di Medusa e cruenti
radiazioni dello sguardo fissile mutarono
il cuore rotante delle cose in dolore senza fine
S'alzò nel cielo allora il mortale sogghigno
e sulla collina stampò tracce marcide
e ombre immobili che prima erano viventi,
d'un colpo ai pestiferi raggi degli occhi
l'intera struttura disintegrò della materia
e dalla bocca velenosa flagelli vomitava
fecondi di lunghe torture e stermini, chi
può sostenere l'orrenda icona del fungo nato
dalle spore inconcepibili dell'orrido sguardo?
Caddero gli uccelli stecchiti sul suolo sterile,
a capriccio bestie s'incastrarono col regno minerale,
divamparono piante in degeneri amplessi di ninfe
e volti di gelido marmo in fissità friabilmente
a terra si fissarono decadendo in cenere,
costretta a patire cogenti trasformazioni
la natura derogò norme e leggi all'urto dell'onda
e costanza dismise e persistenza fluttuando
tra il nulla e lo scherzo: che follia è mai questa?
Chi arresterà il mostro nato a durare in eterno?
Che scudo di piombo, quale roncola cillenia
taglierà l'inedito capo saettante di serpi inesauste?
Tu, figlio della pioggia d'oro annichilito tra spasmi
paradossale d'un etica che non ti vuole in patria
porti sulla schiena il rotore tatuato dei servi?
Su, rivolgetegli lo sguardo, ma imprigionatela presto
dentro sarcofaghi e ciminiere, prestategli attenzione
ma per le potenze delle potenze che al potere riversa
Più non bastano domestiche realtà tossiche,
morbosi unguenti e proliferazioni cellulari non bastano
al nero ingegno di Dite, te, Medusa, risvegliano!